Stefano Ardito, giornalista e scrittore, amante della natura, della scienza e della storia. Definisce sé stesso vagabondo dei monti, infatti i suoi numerosi viaggi lo hanno portato in Himalaya, nel Sahara, in Patagonia e in Antartide.
Esperto di trekking, la sua passione per i sentieri lo ha portato a scrivere diverse guide tra cui “Cammini e sentieri nascosti d’Italia da percorrere almeno una volta nella vita”.
Ha qualche abitudine particolare mentre cammina?
Io sono sicuramente molto mattiniero. Nel pomeriggio, sia sulle Alpi che nelle nostre montagne vicino al mare, possono arrivare temporali e, in periodi dell’anno in cui le giornate sono corte, fare tardi può essere un problema a causa del buio. C’è però un altro motivo, essere il primo a percorrere un determinato sentiero al mattino rende molto più facile vedere gli animali. Se c’è un capriolo o un camoscio, dopo che passano il primo, il secondo o il terzo escursionista vanno via. Credo che anche dal punto di vista dello spettacolo naturale quindi muoversi la mattina presto sia meglio.
Quali sono le sensazioni che prova davanti alla bellezza della natura?
Sono diverse a seconda del tipo di natura. Se mi trovo in un ambiente integro che può essere una spiaggetta o una collina, non deve essere necessariamente una montagna, mi sento a casa. Ho sempre frequentato molto la natura pur vivendo nella città di Roma e quindi quando esco ho sempre una sensazione di piacere. Se la natura è invece una montagna ripida bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi, al cambiamento del tempo o al proprio allenamento e magari decidere di tornare indietro prima che sia troppo tardi. Sono sensazioni importanti che ci aiutano anche in altri momenti della vita.
Quali consigli pensa di dover dare a chi vuole visitare i luoghi di cui lei parla?
Il primo è senza dubbio la curiosità. Nella guida di cui stiamo parlando ci sono luoghi molto classici ma anche pressoché sconosciuti. Venezia, ad esempio, è molto bella, e lo sanno anche i sassi, ma se si applica un po’ di curiosità magari si riesce ad allontanarsi dalla calca. Io credo che oggi in Italia i sentieri di alcune zone sono famosissimi, penso ad esempio alle Dolomiti, a parte della Val d’Aosta, ai parchi nazionali abruzzesi, a qualche sentiero sull’Aspromonte sulla Sila o sul Pollino. Però c’è un’enorme quantità di itinerari meno conosciuti ma ricchissimi di motivi di interesse.
Un ulteriore consiglio è quello di documentarsi. Oggi vanno molto di moda le tracce GPS, forse per una motivazione generazionale, e io credo che queste vadano benissimo quando si è deciso già su che sentiero andare. Se però ci si approccia a una zona nuova che non si conosce e bisogna avere un’idea di quanti e quali sentieri esistono in quella zona è molto meglio sapere come leggere una guida cartacea che si può sfogliare. Adesso le guide sono molto belle, corredate di fotografie, tanto che permettono di vedere l’ambiente e presentano le varie difficoltà, così si può scegliere. Credo che molte persone che si trovano in difficoltà non si siano documentate.