I libri creano ponti che neanche le avversità calcistiche possono infrangere. Brescia e Bergamo, la Leonessa e la Dea, messe in ginocchio della pandemia, si rialzano. Nel 2023 saranno le Capitali italiane della Cultura. Nell’attesa le due città lombarde uniscono le forze per rendere proficuo il gemellaggio. Su questa linea si sta muovendo l’organizzazione di Sottovuoto, festival nato nel 2019 a Brescia e cresciuto nell’incubatrice di Latteria Molloy, nella top ten dei dieci migliori club di musica live dello Stivale, con l’obiettivo diffondere la cultura che cambia. Che si nutre di pagine e inchiostro, di letteratura e saggistica, sì, ma anche di serie tv, web, digitale e social network.
Durante il periodo più nero di questo 2020, nelle settimane silenti di lockdown la scelta degli organizzatori è stata quella di fermarsi, di sospendere le comunicazioni. Ora il festival è tornato rigenerato con un doppio cartellone di incontri divisi tra Spazio Polaresco di Bergamo e l’headquarter della Molloy. Ecco in nomi in calendario per settembre: Paolo Stella, attore e digital creator, con il suo secondo libro “Per caso (tanto il caso non esiste)”, edito da Libri Mondadori, Camilla Filippi, celebre attrice, presenta l’esordio “La sorella sbagliata”, edito HarperCollins Italia Editore così come “Chiedimi la luna” di Cristiano Caccamo, “La nostra salute a tavola” di Marco Bianchi e “Le ragazze stanno bene” di Giulia Cuter e Giulia Perona, ispirato al podcast Senza rossetto. Jennifer Guerra, autrice di “Il corpo elettrico” (Edizioni Tlon), chiude questa primo blocco di talk, mentre già si lavora alla programmazione di ottobre e novembre.
“Nel 2018 abbiamo iniziato a organizzare eventi, sono andati molto bene e per questo è stato deciso di strutturare il tutto in un festival; perché a Brescia non c’erano nulla che offrisse qualcosa di simile, e come me molte persone ne sentivano la mancanza”. Una breve bio del progetto per cominciare la chiacchierata con Serena Anselmini, ideatrice di Sottovuoto; partiamo dal presente, dalle difficoltà che con i colleghi ha dovuto affrontare per dare continuità al festival, e dai piani per il futuro.
“Tutto è cominciato quando Luca Borsetti mi ha proposto di organizzare eventi extra musicali, per di più presentazioni di libri, in Latteria Molloy per la stagione 2018/19. Era una cosa che volevo fare da tempo, quindi ho accettato subito. Il primo anno è andato molto bene, al punto da convincerci a concludere la stagione con un festival – aggiunge la fondatrice -. L’obiettivo voleva essere quello di dar vita a un festival capace di svincolare la cultura da quell’idea elitaria di patrimonio riservato a pochi. Intendendo con la parola cultura sì un buon libro, un buon film, ma anche una serie tv, un podcast, un progetto web innovativo, un audiolibro, un concerto, un reading. Sapere pop, fresco, fruibile, da consumarsi bevendo una birretta o un bel Campari”.
Per riuscirci è stato fondamentale costruire una rete di collaborazioni: con Gabriela Tavoldini e Mattia Zanotti di Indialet Festival, con Marzia Benigna, tra gli organizzatori del Forest Summer Festival, con Giulia Cuter, fondatrice del podcast Senza Rossetto e con tutto lo staff di Latteria Molloy. L’immagine di Sottovuoto è stata affidata a Stefano Ledda, le interviste e i dibattiti vengono condotti ogni volta da un moderatore diverso, giornalisti o persone attive sul panorama culturale bresciano.
In due anni Sottovuoto ha ospitato diversi protagonisti della scena culturale italiana: Ascanio Celestini, Bugo, Zen Circus, l’illustratore romano Martoz, La Vale di Radio Deejay. Ma anche persone che hanno portato testimonianze profonde e toccanti, come Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, che nella sua biografia ha raccontato la tragica morte del fratello e la battaglia della sua famiglia per ottenere giustizia.
Ma come si sostiene oggi un festival letterario indipendente? “Durante l’anno gli eventi sono stati tutti a ingresso libero e anche durante il festival la maggior parte erano gratuiti. La prima edizione del festival era totalmente finanziata da Latteria Molloy, perché era collocato all’interno della programmazione del locale e quindi in termini molto pratici si sosteneva a colpi di birrette e cene di chi veniva ad assistere alle presentazioni e agli spettacoli – specifica Serena -. Per la seconda edizione stavamo lavorando per costruire sponsorship con diverse realtà del territorio, ma poi è scoppiata una pandemia.
Con quale il taglio del festival intende presentarsi al proprio pubblico? “Per decidere cosa proporre ci guardiamo intorno, spulciamo i contenuti interessanti prodotti negli ultimi tempi, i progetti web o social che ci hanno incuriosito e, compatibilmente con il budget che abbiamo a disposizione, invitiamo gli autori o gli ideatori per discutente insieme durante il Festival – continua Serena -. Cerchiamo, per quanto possibile, di coprire un’ampia galleria di generi e argomenti, mantenendo un giusto equilibrio tra ciò che piace a noi e quello che pensiamo potrebbe interessare al nostro pubblico”.
Come dicevamo, anche Sottovuoto ha dovuto affrontare il lockdown e il cosiddetto post covid. Ma l’ha voluto fare in controtendenza, prendendosi una pausa. Niente digitale, niente dirette su Facebook e Instagram, nulla di nulla.
“In quel periodo, a mio avviso, si è creata una sovraproduzione di contenuti: su ogni piattaforma, a qualsiasi ora, era possibile assistere a presentazioni, conferenze, dirette streaming varie ed eventuali. Mi sono chiesta se avesse davvero senso proporre anche noi l’ennesimo contenuto che probabilmente sarebbe stato uguale a tanti altri. Mi sono risposta che no, in quel momento non era quello che ci sentivamo di fare. Non so se abbiamo fatto bene o male, ma sono certa che per noi sarebbe stata una forzatura fare diversamente” ribadisce Serena.
Il festival di giugno 2020 purtroppo è saltato, ma settembre e ottobre sono ricominciate le presentazioni dal vivo. Con tutte le accortezze del caso e gli accorgimenti per permettere alle persone di frequentare gli incontri in totale sicurezza